Architettura all’acqua

massa critica | stefano pujatti

Il seguente scritto è stato originariamente pubblicato su Paradossi dell’architettura. Intorno all’Eupalinos di Paul Valéry (Celid, 2011): un prezioso libricino a cura di Emanuela Giudice e Alberto Rosso, dedicato al noto dialogo pubblicato nel 1921 dal poeta e scrittore francese. Come parte di tale progetto editoriale, quattro studi di architettura torinesi (Archicura, ELASTICOSPA, MARC e studioata) erano stati invitati ad approfondire alcuni dei principali temi contenuti nell’Eupalinos, e a tradurre le proprie riflessioni in altrettanti scritti brevi. Tra questi, il testo di Stefano Pujatti appare particolarmente adatto al periodo attuale, a causa dei recenti eventi che hanno scosso – ancora una volta – la costa ligure. Ed è per questo motivo che mi è sembrata una buona idea tornare a pubblicarlo, a distanza di tre anni, su OII+. Ringrazio dunque Alberto ed Emanuela per avermi aiutato a recuperare il testo, nonché Stefano per avermi ricordato di questa sua piacevole scheggia.

Davide Tommaso Ferrando 

 

 “…camminavo sulla riva del mare, lungo una spiaggia senza termine… Battevo la riva sinuosa, premuta e ribadita dall’onda; intorno tutto m’era semplice e puro: il cielo, la sabbia, l’acqua”. [Paul Valery, Eupalinos o l’architetto]

Forse oggi ci sarebbero anche le bottiglie e la mucillagine, gli edifici costruiti sulle rive erose.

I litri di petrolio lasciati liberi di scorrere nei fiumi, e anche l’isola, quella che prende il nome dalla Santa che una volta non lo era, violentata dai protettori non poi così civili e dalle colleghe (puttane) di partito travestite da architetto, da professore, da comunicatore inesperto di telecomunicazioni.

L’acqua è nemica dell’architettura moderna: dà la forma ai tetti quando vorremmo che questi non ci fossero; crea la necessità di grondaie e pluviali; risale per capillarità in modo sorprendente; bagna le vetrate e sotto forma d’umidità crea muffe nei muri interni ed esterni. Noi architetti la odiamo e per vendetta, quando questa si ritira nei suoi alvei, le roviniamo la festa, non la lasciamo scorrere libera e giunta al mare, distruggiamo ogni sua vista sulla terra così che essa non possa godere della bellezza di una scogliera incontaminata o della pace di una battigia.

L’acqua forma, scolpisce, smussa, dilava ed erode svegliando i protettori civili nelle ore più impensate, è una bestia difficile e nostalgica, rivisita i luoghi che le appartenevano rompendo le porte, ripercorre i vecchi sentieri che le erano stati sbarrati e, crudele, non si preoccupa della qualità dell’architettura né dell’età delle persone che incontra, corre e rivendica le sue proprietà anche quando pensiamo ci appartengano per usucapione.

Cambia di stato ma non ha nazionalità e attraversa le frontiere senza passaporto collegando le parti più distanti del pianeta; teme però le bottiglie, sia quelle che galleggiano, sia quelle che vogliono catturarla per darle un nome e un prezzo, ma sempre riesce ad evadere magari tramite le fogne come ogni fuggiasco che si rispetti, per tornare “nuda a far l’amore in tutti i modi in tutti i luoghi e in tutti i laghi” e giù, giù lungo la costa (fino a Sanremo).

Nel suo trasformarsi assume forme sempre diverse, cambia di volume, si trasforma divenendo impalpabile o massiccia, definisce spazi sempre imprevedibili e mutevoli.

È lunatica e non conosce il giorno né la notte, cambia d’umore con regolarità, ma ad orari sempre diversi; si deprime e si esalta mettendo addirittura a rischio la città che da lei ha preso vita, il luogo dove ancor oggi l’acqua e gli architetti fanno la pace.

Fuori di lì la professione affonda dopo aver mal galleggiato per anni; che cosa lasceremo come categoria ai posteri? Che immagine stiamo comunicando? Che passione stiamo trasmettendo? Che paesaggi stiamo tutelando o creando? Dove erano gli architetti quando si stravolgevano le coste con i metri cubi di cemento? Che denunce ha portato avanti il nostro ordine professionale? Che ricerche sono state sostenute nella tutela di questo bene?

Stefano Pujatti

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