teoria

[omissis] | giovanni benedetti + davide tommaso ferrando

1964_Aldo Rossi e Luca Meda_Ponte Triennale

Il primo principio di una teoria credo che sia l’ostinazione su alcuni temi.

So che da parte di molti non si vuole una teoria: parte del movimento moderno ha affermato che la teoria era superata dal metodo e che la stessa architettura moderna era nel metodo. Mi riferisco, come vedete, all’insegnamento di Gropius in particolare: in realtà quel metodo che si pretendeva come elemento generalizzabile ha portato all’eclettismo.

Del metodo si è intesa la lezione del tutto empirica che pretende di risolvere i problemi che via via si pongono senza un ordine logico: ma questo si risolve in gran parte nel professionismo. Queste posizioni, compresa quella del raptus artistico, non possono essere spacciate come teorie.

Il primo principio di una teoria credo che sia l’ostinazione su alcuni temi e che sia proprio degli artisti e degli architetti in particolare il fatto di centrare un tema da svolgere, di operare una scelta all’interno dell’architettura e di cercare di risolvere sempre quel problema.

Questa ostinazione è anche il segno più evidente della validità e della coerenza autobiografica di un artista: così come Seneca affermava che lo stolto è colui che ricomincia sempre da capo e che si rifiuta di svolgere in modo continuo il filo della propria esperienza.

In realtà se dovessimo scrivere la storia dell’ultima architettura e della architettura italiana in particolare potremmo scrivere della miseria dell’architettura, per questo continuo ricominciare da capo che è sempre tipico dei minori, questo rivolgersi a qualcosa di estraneo dall’esperienza reale che si compie, che è un segno di debolezza e di estrema fragilità culturale.

ALDO ROSSI, Architettura per i musei, in ANTONIO LOCATELLI (a cura di), Teoria della progettazione architettonica, Dedalo, Bari 1968.

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Senza la teoria, la mente è incapace di costruire.

Il fare si produce a contatto con due elementi : il credo, ossia il dogma inamovibile, e la teoria, ossia la regola, il calcolo. Il credo è legato al carattere, alla personalità del singolo. La teoria è legata al progetto da farsi, e ogni progetto ha la sua regola. È la teoria che conferisce all’opera l’interesse generale. Il risultato pratico non è mai calcolabile, ma lui solo è capace di correggere la teoria, precisandola e ampliandola. La verità non è qualcosa che si può conoscere a priori, è solo una verità conseguita, che forse per questo assomigli a una verità oggettiva.

Senza la regola, senza la teoria, la mente è incapace di costruire, di reagire in modo diverso nelle diverse situazioni, di approfittare del caso e di metterlo al proprio servizio. E’ la teoria che ci mette in grado di scoprire la relazione fra elementi apparentemente differenti e di scoprire le differenze fra elementi apparentemente identici.

Contrariamente alla teoria, il credo non conferisce all’opera un interesse più o meno grande o generale : è piuttosto la base sulla quale si basa la costruzione del pensiero. Il credo non conferisce qualità all’opera, anche se la teoria non procede senza qualcuno che la rilanci con il proprio credo.

LIVIO VACCHINI, Capolavori: 12 architetture fondamentali di tutti i tempi, Allemandi, Torino 2007, pp. 45-46.

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