St. Nicholas Church

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© Timothy Hursley

Dopo una lunga ricerca, la comunità della Saint Nicholas Eastern Orthodox Church decide di comprare una proprietà di tre acri a Springdale (Arkansas), circondata da un parco pubblico a est e da un’importante autostrada a ovest, sulla quale insistevano una casa e un negozio con struttura in acciaio. Dopo un lungo dibattito, si decise di riutilizzare il piccolo edificio commerciale e trasformarlo in un nuovo spazio di preghiera.

© Marlon Blackwell Architect

L’edificio del negozio era caratterizzato da tre porte tipo-garage, un piccolo soppalco utilizzato come magazzino e un ufficio. Il soppalco e l’ufficio sono stati completamente rimossi, così come la facciata ovest, per lasciare spazio a un soppalco di dimensioni maggiori e ampliare orizzontalmente il volume di circa 3 metri.

© Marlon Blackwell Architect

La preesistente struttura in acciaio ci consentiva di costruire in un unico punto una torretta che segnalasse l’ingresso al santuario. L’edificio è stato rivestito con una nuova pelle in lamiera grecata e pannelli di vetro colorati, che nasconde e ingentilisce l’originario volume a capannone. Pur trattandosi di una piccola struttura, forma, pelle e simboli la rendono riconoscibile di giorno e notte.

© Marlon Blackwell Architect

Le chiese ortodosse tradizionali sono disposte assialmente e orientate verso est, ma l’edificio commerciale esistente, rettangolare, era orientato nord-sud. Sebbene esistano provvedimenti liturgici che consentono di “riorientare” uno spazio di preghiera che non può rivolgersi a est, abbiamo preferito “piegare” il programma per ottenere l’orientamento richiesto. Piuttosto che aderire alla tradizionale scansione assiale, abbiamo infatti girato il nartece di 90 gradi rispetto all’asse del santuario, di modo che i fedeli vengano effettivamente introdotti in uno spazio orientato est-ovest una volta entrati nel santuario.

© Marlon Blackwell Architect

Questo piccolo stratagemma ci ha permesso di accomodare il programma richiesto attraverso l’aggiunta di un solo ambiente, nobilitato da un lungo mobile sospeso costruito con il legno di una quercia del luogo, sul quale i fedeli accendono le proprie candele prima di dirigersi verso la sala di preghiera.

© Marlon Blackwell Architect

Mentre si attraversa il nartece illuminato dalle candele, il controsoffitto si avvicina gradualmente al pavimento, “comprimendo” il visitatore prima del passaggio al di sotto della torre che definisce l’entrata al santuario vero e proprio. Sulla parete ovest della torre è stata intagliata una croce di lastre di vetro rosso, che di mattina viene attraversata dalla luce del sole nascente, mentre di notte è illuminata artificialmente dall’interno della chiesa, diventando così ben visibile dalla vicina autostrada.

© Timothy Hursley

Sul lato est del santuario è stata aperta una finestra larga circa nove metri che permette di illuminare naturalmente la sala di preghiera durante le funzioni mattutine. L’iconostasi, ovvero il diaframma che separa i fedeli dall’altare e rappresenta la separazione tra cielo e terra, è l’unica superficie verticale ad esser stata lavorata in gran dettaglio. Due pannelli mobili permettono al sacerdote di attraversare l’iconostasi durante il rituale, a seconda di quanto previsto dalla liturgia della chiesa.

© Marlon Blackwell Architect

All’interno del santuario si trova anche una “cupola”, ottenuta dalla lavorazione di un’antenna satellitare appositamente recuperata.

© Timothy Hursley

Nella sala della comunità, la struttura originale è stata mantenuta a vista affinché continuasse a rivelare le origini dell’edificio. Pannelli isolanti e struttura d’acciaio sono stati semplicemente dipinti di nero, mentre le luci originali sono state riposizionate. Al lato della sala sono stati inseriti nuovi servizi, tra cui dei bagni e una cucina, mentre sul soppalco sono stati ricavati uno spazio multifunzionale e l’ufficio di Padre John, dal quale si può osservare il nartece.

© Timothy Hursley

Mentre le funzioni regolari attraggono circa 80 fedeli, le funzioni festive contano circa il doppio dei partecipanti. Piuttosto che progettare la sala del santuario per 160 fedeli, abbiamo preferito dotarla di una parete mobile che permettesse, una volta aperta, di radoppiare la superficie del santuario annettendo allo spazio di preghiera la sala della comunità. Tale ricerca di flessibilità riflette la modestia del budget a disposizione.

© Timothy Hursley

Dal giorno dell’inaugurazione del nuovo edificio la comunità è cresciuta di un 30%, portando a immaginare la costruzione, nello stesso luogo, di un nuovo e più grande santuario per 200 fedeli. Il nostro progetto ha preso in considerazione fin dall’inizio questa eventualità, disponendo la zona per il parcheggio al lato e dietro la chiesa, contrariamente alla tipica soluzione per cui i parcheggi sono posizionati tra l’edificio e la strada.

Gallery

Credits

  • progetto Marlon Blackwell Architect
  • project team > Marlon Blackwell, FAIA [principal], Jon Boelkins, Bradford Payne, Gail Shepherd, Meryati Johari Blackwell, Stephen Reyenga
  • localizzazione > Springdale, Arkansas (USA)
  • programma > chiesa ortodossa
  • cronologia > 2010
  • crediti fotografici > Timothy Hursley

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