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ICAR65 vol. II
ARCHITETTURA & ORDINARIETÀ
a cura di Chiara Piccardo e Davide Servente

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Questo volume vuole porre l’attenzione su quanto ciò che normalmente viene definito “ordinario” sia oggi – più che mai – un tema centrale in architettura. Attraverso una raccolta di testi che ne restituiscono le differenti accezioni, si vuole riflettere su come l’ ordinarietà sia la base del quotidiano e come l’architettura, priva di velleità pubblicistiche, possa trovare i termini per dialogare con quel magma edilizio, apparentemente indistinto, che compone le nostre città.

Le riviste di settore, i testi critici e i siti internet specializzati propongono architetture che sono argomento di discussione per pochi addetti ai lavori e rimangono lontane dall’immaginario collettivo. Nell’estetica comune c’è “un’altra architettura”, supportata dai media di massa e nel caso italiano anche dalla normativa: un edificio è percepito come bello quando si rifà ad un finto vernacolare o ad un freddo pseudominimalismo. Peraltro, l’attuale condizione economica ha indotto la cosiddetta “cultura piccolo borghese” a spostare le proprie aspirazioni: vedendosi negata la possibilità di migliorare la propria condizione, paradossalmente aspira al raggiungimento di quegli status che ne avevano decretato la nascita in un contesto sociale e culturale oggi completamente differente, come ad esempio era la villetta con giardino e taverna nell’interrato. Confrontarsi con questa immodificabile tendenza significa prendere coscienza progettuale dell’ordinario e della cultura materiale che ci circonda, dove casa ed accessori banali sono per l’uomo comune rappresentazione del conformismo estetico che assurge alla definizione di una vita normale.

Tuttavia, l’aspirazione per lo straordinario e per l’eccezionale, incalzata dai media, ha allontanato i progettisti dalla cura dello spazio ordinario, inteso tale per diffusione, funzione, comprensibilità e valore economico. Altre regole estranee all’architettura si sono impossessate di esso, spesso producendo all’estremo «junkspace»: uno spazio generico in quanto privo di identità, tanto adattabile quanto matericamente inconsistente, generatore di entropia.

Eppure, nella prassi comune, questo ordinario gode di grande considerazione nel momento in cui diventa spazio disciplinato, regolato, normativamente vivibile. Il comfort termo-igrometrico e acustico, la sicurezza rispetto al rischio sismico e all’incendio, i requisiti igienico-sanitari, ecc. devono essere rispettati, al prezzo di una quantità di norme e standard che il progettista deve saper conciliare con le istanze progettuali e le proprie aspirazioni estetiche.

L’idea di ordinarietà può essere invocata anche nel momento in cui diventa costruito seriale o prefabbricato per far fronte a situazioni di emergenza. Già tra gli anni Cinquanta e Settanta, sotto la pressione dell’aumento demografico prima e della crisi economica dopo, il concetto di ordinario ha prodotto in tal senso fascinazioni per gli “addetti ai lavori” con esiti assai differenti rispetto al recente panorama architettonico. Oggi la nuova crisi economica riporta all’attenzione questo tema, per lungo tempo accantonato, come possibile chiave di sviluppo e di competitività del settore, con buona pace dei suoi esiti architettonici.

La sfida verso lo spazio ordinario significa anche riuscire a governare regole estranee all’architettura, nel tentativo di arginare episodi ordinari di cortocircuito. La ricerca in architettura si presta in tal senso: in chiave metodologica l’ordinario diventa uno dei più interessanti oggetti di ricerca, in quanto “più comune” e quindi statisticamente rilevante. Inoltre il caso ordinario, a differenza di quello eccezionale, limite, rappresenta il termine più affidabile su cui poter avanzare valutazioni e proporre soluzioni efficacemente ripetibili su altri casi studio analoghi (appunto, ordinari).

L’ordinario con le sue differenti accezioni si offre come esegesi per comprendere l’ambiente in cui viviamo e strumento per operare su esso.

Istruzioni per la presentazione dei contributi
I contributi proposti saranno valutati sulla base di un abstract di 3000 battute, che dovrà esporre sinteticamente il tema che si intende approfondire. Si richiede, inoltre, che vengano indicati il titolo del contributo, una stima relativamente al numero e al tipo di immagini che si intende proporre e infine un termine sufficientemente significativo del proprio tema che verrà inserito in un glossario finale. Il paper definitivo sarà di 20.000 battute. Coloro i cui contributi saranno selezionati per la pubblicazione di Architettura & Ordinarietà verranno chiamati a collaborare con il comitato di redazione di ICAR65 durante i lavori preparatori dei saggi e del glossario. Gli abstract dovranno essere inviati alla casella di posta collettivo.icar65@gmail.com entro il 30 maggio 2014.

Calendario
– 16 aprile 2014 presentazione call
– 30 maggio 2014 scadenza consegna abstract
– 27 giugno 2014 comunicazione paper selezionati
– 9 settembre 2014 tavola rotonda fra i partecipanti (da confermare)
– 3 ottobre 2014 scadenza consegna full paper
– 14 novembre 2014 comunicazione double-blind review

Scarica il bando in Pdf.

I membri fondatori di ICAR65 sono alcuni dottorandi, dottori di ricerca in architettura e collaboratori dell’Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Scienze per l’Architettura: Giacomo Cassinelli, Antonio Lavarello, Marina Leoni, Katia Perini, Chiara Piccardo, Gian Luca Porcile, Davide Servente, Emanuele Sommariva. L’oggetto di studio di ICAR65 è l’architettura in tutti i suoi aspetti e nelle sue relazioni con altre discipline. ICAR65 è autore del volume intitolato Architettura & Energia, edito da GUP – Genova University Press (2014) nella collana Ricerca.

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