verità

[omissis] | davide tommaso ferrando

Se riconosci la verità, allora hai trattato un momento dentro la tua vita come fosse eternità.

Per quanto ingegnosamente o saldamente il cieco arbitrio abbia fondato la sua opera, per quanto pretenziosamente l’affermi e la circondi di un’apparenza di venerabilità – in tale processo l’uomo può considerarla come del tutto non realizzata, perché l’opera di forze cieche non possiede alcuna autorità davanti alla quale la libertà abbia bisogno di piegarsi, e tutto deve sottomettersi al fine supremo che la ragione fissa nella sua personalità. […]

È vero: caduta è l’autorità dell’opinione, smascherato è l’arbitrio e, quantunque ancora potentemente armato, esso non carpisce più dignità […].

L’epoca è rischiarata: […] lo spirito della libera ricerca ha dissipato le idee errate che per lungo tempo vietarono l’accesso alla verità e ha minato le fondamenta sulle quali fanatismo e inganno avevano costruito il loro trono; la ragione si è purificata dalle illusioni dei sensi e da un’ingannevole sofistica […] – da che cosa dipende, dunque, il nostro essere pur sempre dei barbari?

Deve quindi, poiché non sta nella realtà esterna, trovarsi negli animi degli uomini qualcosa che ostacola sia l’apprendimento della verità […] sia la sua accettazione […]. Un antico sapiente avvertì ciò, e lo espresse velatamente nel detto tanto significativo: sapere aude.

Abbi l’ardire di essere sapiente. Ci vuole la coraggiosa energia dell’animo per combattere gli ostacoli che tanto l’inerzia della natura quanto la viltà del cuore oppongono all’istruzione. […] La maggior parte degli uomini […] Soddisfatti se esonerati dall’aspra fatica del pensare, lasciano volentieri ad altri la tutela sulle loro idee e se accade che aspirazioni più alte si destino in loro assumono con avida fede le formule che lo Stato e il clero tengono pronte all’uopo. […] Ai raggi della verità che dissipano la piacevole illusione dei loro sogni, quelli preferiscono il crepuscolo di concetti oscuri, laddove si sente in modo più vivido e la fantasia si forgia ad arbitrio comode forme. Appunto su questi inganni, che la luce ostile della conoscenza deve dissipare, essi hanno fondato l’intero edificio della loro felicità. […]

Il sentimento può semplicemente dire: ciò è vero per tale soggetto e in questo momento, e un altro momento, un altro soggetto può sopraggiungere a revocare quanto attesta la sensazione presente. Ma quando il pensiero dichiara una volta: questo è, decide per sempre e in eterno […]. L’inclinazione semplicemente può dire: questo va bene per il tuo individuo e per il tuo bisogno attuale, però il mutamento trascinerà con sé il tuo individuo e il tuo attuale bisogno, e trasformerà un giorno quel che ora tu desideri ardentemente in oggetto della tua ripugnanza. Se invece il sentimento morale dice: questo deve essere, decide per sempre e in eterno – se riconosci la verità, perché è verità, e pratichi la giustizia, perché è giustizia, allora hai fatto di un caso singolo una legge per tutti i casi, hai trattato un momento dentro la tua vita come fosse eternità.

FRIEDRICH SCHILLER, L’educazione estetica dell’uomo, Bompiani, Milano 2007, pp. 47, 57, 83-85, 115.

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