costruzione

[omissis] | davide tommaso ferrando

Uno dei principali legami fra l’architetto e la sua epoca è l’apparato tecnico che egli assume dal tempo in cui opera.

Nell’architettura di Mies la conoscenza e la definizione di ciò che si costruisce, la questione del cosa, sono […] prioritarie. Questo aspetto della ricerca […] occupa gran parte del suo procedimento. A esso segue la questione del come costruire. È chiaro che fra cosa e come vi è un rapporto molto stretto: «ogni come è sostenuto da un cosa»1. Il come costruire sarà semplicemente la ricerca delle forme appropriate a ciò che si costruisce. […]

Questo rapporto che si stabilisce fra ciò che si costruisce e come viene costruito passa, per realizzarsi, attraverso un momento di grande importanza che ha una certa autonomia, quello della costruzione intesa come strumentazione tecnica. Mies affida alla costruzione la definizione della forma dei suoi edifici. Spesso fermandosi all’atto della costruzione come atto conclusivo […].

Questa scelta […] è conseguente alla sua aspirazione, di continuo ripetuta, a essere architetto del suo tempo. Perché uno dei principali legami fra l’architetto e la sua epoca è sicuramente l’apparato tecnico che egli assume dal tempo in cui opera, i materiali, il loro impiego. E Mies è troppo fiero frequentatore del suo tempo per sottrarsi a quello che considera il compito prioritario di tutti i grandi costruttori della storia: definire le forme stabili di un sistema costruttivo. […]

A Mies, come a Le Corbusier, le forme tecniche interessano perché evidenziano il rapporto fra mezzi e fini senza mediazioni estetiche, quindi sono valutabili oggettivamente. Esse si costruiscono sul rapporto fra i materiali e le leggi della natura, sono strettamente legate a queste, possiamo dire che sono complementari a esse. […]

La forma è la definizione ultima degli elementi della costruzione. È questo che Mies intende per espressione esatta, che trasforma una semplice costruzione in architettura.

Mies affronta la questione delle costruzioni in ferro cercandone le forme proprie, come quando le costruzioni in pietra hanno sostituito quelle in legno e si è cercata una loro forma stabile, con la stessa volontà di trovare quell’unità fra materiali, costruzione e forma che è propria delle costruzioni dell’antichità. Le forme dovranno accordarsi alle forze che agiscono all’interno dei materiali, dovranno renderle manifeste e rappresentarle stabilmente.

[1] Ludwig Mies van der Rohe in Philip Johnson, Mies van der Rohe, The Museum of Modern Art, New York, 1975, p. 192.

ANTONIO MONESTIROLI, La metopa e il triglifo. Nove lezioni di architettura, Laterza, Roma-Bari, 2002, pp. 52-60.

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